Precisazioni dell’Associazione Italiana Medici (AIM) e dell’Associazione Italiana Giovani Medici (SIGM) sul “caso” Fondazione degli OMCeO siciliani.
Nel giorno in cui anche un secondo Ordine provinciale siciliano, quello di Agrigento, dopo Caltanissetta, ha comunicato la sua fuoriuscita dalla “Fondazione degli OMCeO siciliani”, sancendo nei fatti la fine di un’iniziativa che, nei termini e nei modi con la quale è stata concepita, ha minato alle fondamenta la credibilità dell’Istituzione Ordinistica e della Professione medica tutta, si è assistito ad una reazione scomposta da parte del Presidente dell’OMCeO di Palermo, capofila della costituzione di un ente di diritto privato, concepito per “sottrarre” agli Ordini le competenze ad essi attribuite dalle normative vigenti, senza tuttavia essere soggetto a controllo alcuno da parte dei camici bianchi chiamati da normativa ad essere iscritti agli OMCeO provinciali.
Le dichiarazioni del Presidente della Fondazione degli OMCeO siciliani hanno le parvenze di un malcelato tentativo di spostare l’attenzione rispetto al merito delle questioni, ovvero di scelte prese da pochi e mal digerite da parte di centinaia di medici iscritti agli ordini siciliani, nonché di mistificare la realtà dei fatti, sconfinando nella delazione gratuita nei confronti diassociazioni che, con spirito volontaristico, si propongono l’obiettivo di rappresentare i propri iscritti, medici italiani e giovani medici, orientando le loro azioni sulla base delle evidenze e dei dati, e non in funzione delle appartenenze e delle visioni di parte, che tanto danno hanno arrecato negli anni alla sanità italiana ed agli operatori che in essa operano.
Le associazioni AIM e SIGM, nel riservarsi di tutelare nelle sedi opportune il proprio buon nome e, con esso, quello dei propri associati, al fine di fornire ai colleghi elementi oggettivi utili a maturare le proprie opinioni, ricordano quanto segue:
– le sedi siciliane delle due associazioni non hanno mai ricevuto un invito al confronto da parte del Presidente dell’OMCeO di Palermo, né come tale, né nella sua molteplice veste di Presidente della Fondazione degli OMCeO siciliani e di altre entità a lui riconducibili;
– le due associazioni, unitamente ad altre rispettabili organizzazioni professionali, ed in analogia con quanto fatto da un gruppo di giovani membri dei consigli direttivi degli ordini siciliani, hanno inteso dissociarsi dall’iniziativa della costituzione di un Ente di diritto privato, cui è stato attribuito il nome di tutti gli OMCeO siciliani, impegnando gli Ordini, e con essi gli iscritti, a farne parte sine die nonché a conferire annualmente delle risorse derivanti dalle quote versate dagli iscritti agli OMCeO, in assenza dell’adeguata condivisione partecipativa che si conviene all’adesione ad un’iniziativa che implica un impegno pluriennale (in tal caso sine die), che vada al di là dell’orizzonte temporale del mandato triennale posto in capo al Consiglio Direttivo degli OMCeO. Inoltre, si ricorda come lo statuto ancora vigente contempli la previsione di attribuzione di emolumenti ai consiglieri di amministrazione,oltre al rimborso delle spese;
– inoltre, le associazioni in parola, unitamente alle altre organizzazioni professionali, hanno inteso amplificare la voce di tutti quegli iscritti agli OMCeO che hanno posto dei quesiti, sia per iscritto, sia nelle sedi collegiali, ai promotori della costituzione della Fondazione degli OMCeO siciliani, a fronte di aspetti poco chiari emersi in alcuni OMCeO, anche a seguito della consultazione dei verbali dei singoli Consigli Direttivi.
In particolare, veniva chiesto: a) di rendere noto se e quando la Fondazione in parola fosse stata costituita; b) di rendere pubblico agli iscritti quale fosse lo statuto che ne disciplinava finalità e governance; c) quali fossero i componenti degli organi di gestione della Fondazione, nonché a chi fossero stati attribuiti i ruoli relativi all’amministrazione della Fondazione, a cominciare dall’incarico di Direttore Generale; d) quali determinazioni ed iniziative avesse assunto la Fondazione; e) i motivi delle incongruenze rilevabili in taluni OMCeO, in tema di adesione alla Fondazione degli OMCeO siciliani, emergenti da un confronto tra i verbali dei consigli direttivi e le correlate delibere esecutive.
Infatti, a seguito di una ricerca sul web, venivano reperite tracce della presunta attività della Fondazione degli OMCeO siciliani (dichiarazioni rilasciate alla stampa dal Presidente della Fondazione, tra queste una su iniziative a sostegno delle popolazioni terremotate del centro Italia, promozione di corsi di formazione ECM, schede con le quali si raccoglievano dati sensibili da affidare alla Fondazione) in data rivelatisi antecedente alla formale costituzione della Fondazione in questione. Peraltro, soltanto a seguito del diretto accesso a un pubblico registro notarile, alcuni iscritti OMCeO riuscivano a prendere visione dell’atto costitutivo e dell’allegato statuto della Fondazione in questione, mai prodotti dalla predetta Fondazione e dall’OMCeO di Palermo in risposta a specifiche richieste avanzate dagli iscritti, venendo autonomamente a conoscenza che la costituzione della stessa era intervenuta in data 22 novembre 2016.
Su queste e su numerose altre criticità venivano avanzate reiterate richieste di chiarimenti da parte di alcuni iscritti OMCeO, senza che, ad oggi, siano stati forniti soddisfacenti ed opportuni chiarimenti del caso dai promotori della costituzione della Fondazione.
Tale atteggiamento ermetico assunto dai promotori della Fondazione, trinceratisi dietro l’impossibilità per gli iscritti agli OMCeO siciliani (iscritti quindi ad Enti di diritto pubblico) di accedere agli atti prodotti da un Ente di diritto privato cui, oltre il nome degli OMCeO siciliani, erano state conferite competenze poste in capo agli Ordini dalle normative vigenti, unitamente all’attenzione rivolta dai mass media a questa vicenda dai contorni poco chiari, ha indotto una Parlamentare a presentare un’interpellanza urgente al Ministero della Salute, in risposta alla quale il Sottosegretario alla Salute ha riconosciuto la sussistenza delle criticità e dei rilievi posti dai portatori di interesse, al pari dalle scriventi associazioni e di numerose altre organizzazioni. Peraltro, in sede di confronto parlamentare, venivano avanzati dalla interrogante fondati dubbi circa la possibilità da parte degli OMCeO, di partecipare alla costituzione di enti di diritto privato, intaccando i fondi derivanti dalle quote obbligatoriamente corrisposte agli OMCeO dagli iscritti. Infatti, l’articolo 4 della Legge 233 del ’46 (legge istitutiva degli OMCeO) dispone che le tasse degli iscritti debbano essere fissate “entro i limiti strettamente necessari a coprire le spese dell’ordine”.
In ragione delle criticità prima richiamate, nonché di una totale assenza di risposte nel merito delle richieste di chiarimenti avanzate, il Presidente dell’OMCeO provinciale di Caltanissetta è stato messo in minoranza tanto dal proprio consiglio direttivo quanto dall’Assemblea degli iscritti, che si sono democraticamente espressi per la fuoriuscita dalla Fondazione degli OMCeO siciliani.
L’annullamento della delibera di adesione alla Fondazione degli OMCeO siciliani, altresì, è stato deciso da un ulteriore OMCeO provinciale siciliano, ed in altri OMCeO provinciali sono in programma momenti assembleari per decidere nel merito di mantenere o meno l’adesione alla Fondazione in questione, seguendo un metodo partecipato richiesto da numerosi ordinisti, dalle scriventi associazioni e da numerose organizzazioni professionali. Tra questi, l’OMCeO di Catania nel bilancio di previsione del 2017 non ha previsto lo stanziamento di alcuna somma per la Fondazione degli OMCeO siciliani, riservandosi di consultare l’assemblea degli iscritti.
E mentre la Fondazione “perdeva pezzi” strada facendo, il Consiglio Direttivo dell’OMCeO di Palermo si affrettava a proporre e approvare, a maggioranza, delle modifiche allo Statuto della Fondazione in questione ma senza rimuovere le criticità prima rappresentate. Infatti, a fronte della richiesta di seguire l’esempio di Caltanissetta, nel senso di interrogare in via preliminare l’assemblea degli iscritti circa l’opportunità o meno di aderire alla costituzione di una qualsivoglia Fondazione, il Consiglio Direttivo OMCeO di Palermo definiva unilateralmente delle modifiche statutarie per nulla soddisfacenti poiché non intaccavano il “diritto” di voto dei soci fondatori a vita (ovvero gli attuali presidenti degli OMCeO siciliani non nella qualità del ruolo pro tempore, ma nominalmente e fisicamente intesi) all’interno dell’Assemblea della Fondazione, organo che manterrebbe la prerogativa di designare il Presidente, nonché 4 membri del Consiglio di Amministrazione, il cui numero verrebbe per di più incrementato sino a ben 5 unità rispetto all’attuale previsione statutaria, verosimilmente per offrire posizioni nell’ottica dell’allargamento del consenso a sostegno di una Fondazione nata con delle gravi criticità; sempre in tale ottica andrebbe letta la previsione di ampliare il numero dei componenti del Comitato Tecnico-Scientifico; inoltre, il mandato del Presidente della Fondazione e degli altri ruoli nei consessi statutari rimarrebbe quinquennale (ben oltre il mandato triennale dei componenti il Consiglio Direttivo degli OMCeO) e rinnovabile senza limitazione o incompatibilità alcuna. I soci Fondatori, altresì, verrebbero nominati Probi viri, sempre a vita.
Ed ancora, l’ipotesi di legare le sorti della Scuola di formazione specifica di Medicina Generale, istituita presso l’OMCeO di Palermo, a seguito di una convenzione stipulata tra l’Assessorato regionale della Sanità e l’OMCeO di Palermo, a quelle della Fondazione degli OMCeO siciliani, risulta essere stata preconizzata da alcuni Presidenti OMCeO, nell’ottica dell’intenzione di garantire la gestione ed erogazione di tale formazione anche presso gli ordini in atto non sede dei poli formativi, attivati storicamente presso Palermo, Catania e Messina; questa sarebbe stata una delle motivazioni addotte dai promotori a supporto della presunta opportunità di istituire una fondazione di diritto privato, unitamente all’ipotesi di poter partecipare all’accesso di finanziamenti dell’Unione Europea, la qualcosa, in linea di principio, non sarebbe per nulla preclusa dalla normativa vigente agli OMCeO, così come alle organizzazioni professionali o singoli professionisti, contrariamente a quanto asserito da taluni esponenti ordinistici.
Per di più, lo stretto legame tra le sorti della formazione specifica di medicina generale e la Fondazione in questione viene implicitamente asserito in primis da quanti lamentano nelle legittime critiche mosse al “caso” Fondazione OMCeO siciliani un’operazione finalizzata a sottrarre all’OMCeO di Palermo, capofila degli OMCEO siciliani nella costituzione della Fondazione in questione ed assegnatario delle competenze sulla gestione ed erogazione dei corsi regionali (col supporto degli OMCeO di Catania e Messina), al fine di attribuirle alle Università.
L’insofferenza degli iscritti e delle associazioni nei confronti del “caso” Fondazione OMCeO siciliani sono primariamente e principalmente indirizzate nei confronti delle modalità e nei termini con cui è stata gestita la costituzione, ad opera degli OMCeO siciliani, di un Ente di diritto privato che espropria le competenze degli OMCeO per attribuirle ad un sistema chiuso non accessibile agli iscritti agli OMCeO, stante la natura giuridica di tali entità.
Per inciso, giova ricordare che l’emendamento presentato nel dicembre scorso da alcuni Parlamentari in sede di definizione della Legge di Stabilità 2017 intendeva creare un percorso formativo integrato specialistico (Scuola di Specializzazione in Medicina Generale e Cure Primarie), esclusivo (e dunque senza possibilità di equipollenza alcuna) ai fini dell’accesso alle funzioni di medico di medicina generale, con pari dignità riconosciuta ad università, SSN e medicina del territorio, allineando su questo tema l’Italia al contesto europeo.Tale emendamento, a firma Crimì ed altri, ha ottenuto il supporto della maggioranza parlamentare, delle Regioni e dei portatori di interesse, ovvero dei neolaureati in medicina e delle associazioni dei giovani medici, registrando anche il contributo della componente sindacale in sede di definizione del testo, che prevedeva, altresì: a) l’attribuzione della docenza universitaria a contratto ai medici di medicina generale, primo passo verso una futuribile apertura dell’accesso ai ruoli universitari per quanti documentassero i parametri scientifici richiesti dalla legge; b) la garanzia che il Consiglio di Scuola di Specializzazione fosse composto per almeno il 50% da medici di medicina generale; c) l’erogazione dell’attività formativa professionalizzante all’interno dei percorsi delle Cure Primarie, valorizzando in particolare il contributo, le esperienze e le competenze dei medici di medicina generale; d) l’unificazione, de facto, in un’unica data, delle attuali selezioni per l’accesso alla formazione specialistica ed alla formazione specifica di medicina generale, il che avrebbe consentito non solo di prevenire la cronica dispersione dei contratti e delle borse di studio derivante dal disallineamento delle due selezioni, ma anche la futura adozione di una graduatoria unica nazionale per l’accesso alla formazione medica post-lauream.
Inoltre, era previsto un opportuno stanziamento per adeguare le attuali borse di studio dei corsisti di medicina generale ai contratti di formazione di cui sono titolari gli specializzandi universitari, ivi includendo i medesimi diritti e le medesime tutele.
A tale emendamento gli ordini siciliani, con capofila l’OMCeO di Palermo, si sono pubblicamente opposti, probabilmente mossi più dal timore di perdere la gestione dei corsi regionali di formazione specifica di medicina generale che basandosi su argomenti validi a confutare l’opportunità di istituzione di una Scuola di Specializzazione di Medicina Generale e Cure primarie. In altri termini, gli OMCeO in questione, ancorché nell’ambito di un legittimo dibattito pubblico, avrebbero fatto prevalere l’interesse localistico a quello nazionale e di sistema, volto a rilanciare la qualità della formazione dei futuri medici di medicina generale.
Peraltro, tanto molti giovani colleghi eletti nei consigli direttivi degli OMCeO siciliani, quanto le associazioni di riferimento per i giovani medici, SIGM in testa, hanno espresso un profondo disappunto per il tentativo del Presidente della Fondazione di “farsi scudo” dei futuribili quanto improbabili interventi a sostegno delle giovani generazioni di medici, declamati a mezzo stampa. Le giovani generazioni di camici bianchi necessitano di supporto in termini di interventi strutturali per aumentare la possibilità di accesso al post-lauream e migliorare la qualità della formazione e non sicuramente di spot o interventi estemporanei ed una tantum, quali quelli promessi da una Fondazione di diritto privato.
Non si comprende, pertanto, quali siano i “motivi di orgoglio” rivendicati dal Presidente dell’OMCeO di Palermo nell’attribuirsi la paternità di una Fondazione viziata da contorni poco trasparenti sin da prima della sua costituzione. Né si riconosce un esempio di best practice nella gestione dell’OMCeO di Palermo, che da anni impone ai propri iscritti delle quote di iscrizione tra le più alte in Italia, a fronte di poste in bilancio a dir poco discutibili, nonché oggetto di attenzione dei mass media, in passato, per l’aver organizzato corsi ECM per medici in tema di bridge.
Di contro, l’evidenza dei fatti dimostra come le due sottoscritte associazioni, assieme a migliaia di medici, siano risultate impegnate e si stanno, a tutt’oggi, spendendo al fine di sostenere un processo di cambiamento di paradigma culturale e di rinnovamento generazionale all’interno della Professione medica e della sanità ad ogni livello. In tale direzione, oltre a sostenere l’emendamento Crimì, esse hanno sostenuto la proposta di adozione di un concorso nazionale per l’accesso alle scuole di specializzazione che, seppur con alcune criticità organizzative persistenti, sulle quale ancora alta è l’attenzione e l’impegno per risolverle, ha superato alcune storture ascrivibili al precedente sistema di selezione in mano alle singole scuole dei singoli Atenei e, pertanto, ampiamente discrezionale; inoltre, le stesse associazioni, stanno in atto collaborando con le Istituzioni al fine di innovare il sistema di accreditamento delle scuole di specializzazione universitarie, aprendole al contributo di tutte le articolazioni assistenziali del servizio sanitario nazionale, ivi incluso quello del territorio e del mondo della medicina generale, superando l’autoreferenzialità del sistema universitario. Ciò nel fermo convincimento che né l’università, né il SSN, di per sé, siano sufficienti a garantire standard adeguati di formazione professionalizzante ai futuri specialisti ed ai futuri medici di medicina generale, ma che sia l’integrazione delle esperienze e competenze a rappresentare la chiave di volta per innovare e rinnovare il sistema.
Inoltre, nel corso della II Giornata nazionale contro la corruzione in sanità, le medesime associazioni hanno annunciato l’intenzione di avanzare una proposta di legge finalizzata a riformare le attuali modalità, altamente discrezionali, di selezione, a mezzo di pubblico concorso, dei ruoli del SSN, anche al fine di contrastare la pervasività della politica in sanità.
Quanto sopra si deve al fine di rendere onore ai fatti e di rispedire al mittente ogni addebito e ogni teoria complottistica.
Inoltre, osserviamo come il Presidente della Fondazione degli OMCeO siciliani, da oltre un ventennio alla guida dell’OMCeO di Palermo, dopo tre mesi di silenzio, a fronte dei quesiti legittimamente posti a ogni livello dagli iscritti agli OMCeO siciliani, rispetto ai quali ancora si attendono risposte, si sia lasciato andare in dichiarazioni poco avvedute e destituite di ogni fondamento soltanto alla vigilia di un’assemblea degli iscritti, in ciò esponendo ulteriormente l’Istituzione Ordinistica e la Professione medica a una preoccupante perdita di credibilità agli occhi dell’opinione pubblica e dei cittadini.
Le due associazioni si impegnano a sostenere l’operazione verità intrapresa dagli iscritti agli OMCeO siciliani, laddove questi ultimi riproporranno i predetti quesiti, ed altri ancora, nelle sedi assembleari, al fine di chiedere ed ottenere chiarezza e trasparenza, nel mero interesse degli iscritti agli OMCeO siciliani, e non certamente per trasformare l’esercizio del diritto di critica e del diritto di rappresentanza della Professione in uno sterile braccio di ferro di sapore pre-elettorale, come invece intenderebbero fare altri, con metodi ed atteggiamenti da ascrivere nell’alveo di una politica professionale desueta ed inattuale.
Dispiace, peraltro, registrare come il Presidente della Fondazione degli OMCeO siciliani, attraverso questo attacco scomposto, abbia inteso tirare per la giacca sia altri esponenti del mondo della Professione sia un giovane medico Parlamentare, cui tributiamo la nostra solidarietà.
Al di là delle gravi criticità che hanno accompagnato la costituzione della Fondazione degli OMCeO siciliani, in ragione del venir meno, a seguito della fuoriuscita di ben due OMCeO (rispetto alla quale esprimiamo compiacimento), dei presupposti per la sussistenza stessa di una fondazione degli OMCeO siciliani, si auspica che i promotori di questa infelice iniziativa prendano atto dell’evidenza dei fatti e provvedano ad estinguere con effetto immediato la fondazione degli OMCeO siciliani. Tale iniziativa si rende indispensabile al fine di riavviare un percorso che porti alla restituzione agli ordini siciliani (ad eccezione di quanti abbiano già marcato una chiara discontinuità dalla Fondazione) di una credibilità minata alle fondamenta e per riportare il dibattito nell’ambito di una sana e costruttiva discussione interna alla categoria.
Si auspica, infine, che il “caso” Fondazione degli OMCeO siciliani serva da stimolo per la Professione medica e odontoiatrica, nonché per la politica, al fine di riavviare il percorso di riforma degli OMCeO, da troppo tempo, ormai, fermo in Parlamento, poiché contrastato da quanti vedono nel cambiamento il pericolo di perdere privilegi non più accettabili e sostenibili, ritenendo pertanto di trovare rifugio nella subalternità alla politica ed agli interessi di parte.